Quando si installa una telecamera in esterno e in zone a rischio vandalismi, è fondamentale scegliere il giusto grado di protezione dagli agenti atmosferici e di resistenza agli urti meccanici. Ecco cosa significano le sigle IP e IK e perché sono così importanti.
Quando si sceglie una telecamera di videosorveglianza è necessario non solo considerare le sue funzionalità e dotazioni, che vengono scelte sulla base delle richieste della clientela e dell’esperienza maturata sul campo dall’installatore, ma anche prendere in esame la resistenza agli agenti atmosferici (se la telecamera dev’essere posizionata in esterni o anche in aree interne soggette a polvere e umidità) e agli urti meccanici causati da potenziali manomissioni e atti vandalici.
Anche se le informazioni tecniche riportate nelle brochure di vendita sono quasi sempre attendibili, il livello di resistenza dei dispositivi dev’essere certificato secondo standard internazionali, quali i gradi di protezione IP e IK che classificano, rispettivamente, la resistenza a pioggia, (polvere, umidità ecc.) e agli urti.
Codice IP per la resistenza a solidi e liquidi
Il codice IP, conosciuto anche con i termini inglesi Ingress Protection Rating e International Protection Rating, classifica e valuta il grado di protezione fornito da involucri meccanici e quadri elettrici contro l’intrusione di particelle solide (quali parti del corpo, attrezzi, cavi, polvere ecc.) e liquidi.
Applicabile anche ai sensori degli impianti antintrusione, alle scatole di derivazione, alle prese elettriche, ai sistemi di illuminazione e ai dispositivi elettronici come smartphone, tablet e PC, il codice IP permette di fornire all’installatore informazioni più chiare e dettagliate rispetto a termini generici come waterproof e water resistant.
Si compone di due cifre numeriche, di cui la prima (da 1 a 6) si riferisce all’accesso di elementi pericolosi e all’ingresso di oggetti solidi estranei (come la polvere), mentre la seconda (da 1 a 9) riguarda l’ingresso dei liquidi. In assenza di valori di protezione riguardanti uno dei due criteri, la cifra viene sostituita dalla lettera X.
La codifica è stata istituita dalla norma EN60529 e recepita dalla Norma CEI 70-1 del Comitato Elettrotecnico Italiano.
Dalle tabelle qui sopra riportate si evince che una telecamera certificata IP44 può essere installata in interni o esterni protetti, per esempio sotto un balcone oppure lungo la falda di un tetto, in quanto resiste solo a spruzzi d’acqua di moderata entità.
Negli ambienti al coperto ma molto umidi (per esempio nelle zone nebbiose), è consigliabile invece scegliere un modello certificato per protezioni superiori come IP55 e IP56.
Una telecamera da esterni è solitamente certificata IP66 poiché deve resistere alla pioggia (anche forte), alle ondate d’acqua generate da temporali con forte vento e al pulviscolo (polvere, nebbia, umidità).
Esistono anche telecamere ad altissima resistenza nei confronti dell’acqua, della polvere e della corrosione, che utilizzano sofisticati sistemi di sigillatura per consentirne la totale immersione (IP68/IP69) e custodie in acciaio inox 304 e 316L. Sono raccomandate per l’installazione negli ambienti industriali particolarmente critici, nei cantieri dov’è presente una gran quantità di pulviscolo in sospensione, nei tunnel e nei sottopassi soggetti ad allagamenti.
Codice IK per la resistenza a urti e vandalismi
Il codice IK è stato introdotto dalla norma EN50102 (CEI 70-3) – oggi aggiornata a EN62262 (CEI 70-4) – per classificare i gradi di protezione degli involucri per apparecchiature elettriche rispetto agli impatti meccanici esterni.
L’obiettivo della norma è definire i gradi di protezione degli involucri contro gli effetti dannosi di impatti meccanici (urti), stabilire le prescrizioni per ciascun grado e specificare le prove da effettuare per verificare che l’involucro soddisfi le prescrizioni della norma.
Anche il codice IK, così come quello IP, è costituito da due cifre. Tuttavia, in questo caso la doppia cifra viene utilizzata solo per differenziarsi da alcune norme nazionali (come quella francese) e non per indicare due protezioni differenti.
Il codice numerico IK (da IK00 a IK10) rappresenta il valore di energia di impatto (massimo 20 joule) a cui l’involucro della telecamera può resistere senza subire danni in seguito alla caduta di un peso (per esempio martello a pendolo, a molla o verticale) da una determinata altezza. Nel caso si riscontrasse una protezione superiore a IK10, il codice da utilizzare è IK10+, indipendentemente dall’energia supplementare impiegata (sebbene la norma raccomandi un valore di 50 joule).
Nella tabella seguente vengono specificati i livelli della codifica IK; una telecamera antivandalo ha solitamente un grado di protezione IK10, che le permette di resistere a impatti di 20 joule, generati da un peso di 5 kg fatto cadere da un’altezza di 40 cm.
È importante sapere che il grado di protezione da impatto specificato dal costruttore deve garantire anche il mantenimento del grado di protezione IP stabilito.
È quindi possibile abbassare il livello di protezione IP per ottenere un codice IK più alto, mentre non è possibile specificare un codice IK alto se il grado di protezione IP è compromesso. Per fare un esempio concreto, è sufficiente prendere il caso di un contenitore che con livello IK08 mantiene il grado di protezione IP66, ma con livello IK10 scende a IP54; l’indicazione non può essere “IP66 con prova secondo IK10” ma sarà piuttosto “IP66 con prova secondo IK08”. L’indicazione “reale” deve quindi sempre tenere conto della combinazione di entrambi i gradi IP e IK ottenuti dalla prova.
Protezione adeguata per junction-box e gli altri elementi della telecamera
I gradi di protezione IP e IK si applicano all’intero involucro, a meno che le varie parti del guscio (per esempio, il corpo e il supporto snodabile della telecamera) non abbiano protezioni differenti. In tal caso è necessario fornire indicazioni separate per ciascun componente dell’involucro. Anche i junction-box – ovvero i contenitori che ospitano i collegamenti della telecamera ai cablaggi di rete, coassiali e di alimentazione – devono essere in grado di resistere a pioggia, umidità, polvere e urti se posizionati in aree esterne e accessibili.
I relativi gradi di protezione IP e IK devono essere uguali o superiori a quelli delle telecamere a cui sono fissati e l’installazione dev’essere effettuata a regola d’arte, onde evitare infiltrazioni dai punti di fissaggio a muro o con palo.
C’è da fidarsi delle certificazioni IP E IK?
Le aziende produttrici dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) sottoporre i propri dispositivi a test accurati e specifici per ottenere le certificazioni IP e IK, affidandosi ad appositi enti certificatori internazionali. Nella realtà, solo i brand più rinomati si rivolgono a istituzioni qualificate mentre quelli sconosciuti preferiscono interpellare enti locali o, addirittura, effettuare i test nei propri laboratori, dichiarando resistenze ben superiori a quelle reali.
Per evitare spiacevoli inconvenienti – che rischiano di mettere a repentaglio non solo la sicurezza dei clienti ma anche il loro rapporto di fiducia con l’installatore – un vero professionista dovrebbe scegliere sempre con oculatezza i prodotti da installare, basandosi non solo sulla propria esperienza, sulla serietà del brand e del servizio tecnico post-vendita ma anche sui feedback ricevuti dai colleghi (presenti anche su Internet grazie agli appositi forum di discussione).
Custodie dedicate per una protezione IP e IK superiore
Se la telecamera ha tutti i requisiti necessari, ma il grado di protezione IP e/o IK è insufficiente per le esigenze del cliente e la tipologia del luogo di installazione, è possibile ricorrere alle custodie esterne. Sono realizzate in materiali come il policarbonato (PC), il policarbonato rinforzato con fibra di vetro, l’acrilonitrile-butadiene-stirene (ABS), il poliestere rinforzato con fibra di vetro (GRP) e l’alluminio (leggero, inattaccabile dalla ruggine, resistente alle temperature elevate e ai raggi UV).
Le custodie vengono fornite dallo stesso produttore della telecamera o da aziende terze, sono dotate di un vetro frontale o inferiore dove si affaccia l’obiettivo, di un tettuccio parasole (spesso scorrevole) e di una slitta interna per il fissaggio della telecamera.
Ventilazione estiva e riscaldamento invernale anti-appannamento
Quando si sceglie una custodia bisogna tenere conto anche delle temperature che l’ambiente interno può raggiungere in estate e in inverno. Nel primo caso, se la custodia è esposta direttamente all’irraggiamento solare si può arrivare facilmente a temperature di 70°-80° C, superiori a quelle tollerate da molte telecamere da esterno (che sopportano un massimo di 50°-60° C).
In questo caso, per garantire la massima affidabilità e sicurezza anche nelle condizioni più estreme, è necessario scegliere custodie dotate di sistemi di ventilazione automatici, che mantengono la temperatura entro valori tollerabili grazie a un sensore che regola automaticamente l’accensione, lo spegnimento e la velocità di rotazione della ventola. Il sistema di ventilazione, che ha il compito di espellere l’aria calda interna aspirandola dall’esterno, non pregiudica ovviamente l’impermeabilità della telecamera a polvere, umidità e pioggia grazie a un percorso di ventilazione “protetto”.
La ventilazione è utile anche per ridurre il tasso di umidità all’interno della custodia ed evitare che, quando scende la temperatura esterna (per esempio di notte), l’acqua si condensi sul vetro, impedendo parzialmente o totalmente le riprese video.
Le telecamere soffrono anche le temperature molto rigide (sotto i -10°C), quando il calore prodotto dai circuiti elettronici non è sufficiente a mantenere un clima ottimale all’interno della custodia. In questo caso, è bene prevedere un riscaldatore aggiuntivo, sempre controllato da un sensore di temperatura, che oltre a innalzare la temperatura interna permetta di eliminare la condensa, soprattutto se posizionato vicino al vetro.